Gossip di Rockspia:
È lecito domandarsi quanto possa essere praticato uno sport tipicamente giapponese come lo Shougi al di fuori dei confini del paese, specie quando quasi tutte le nazioni confinanti hanno una loro variante “domestica”: in Cina ad esempio esistono lo Xiangqi, il Dou Shou Qi e il Luzhanqi, in Corea il Janggi (che assomiglia molto al cinese Xiangqi), in Thailandia il Makruk e in Mongolia lo Shatar. Probabilmente la chiave del successo sta nell’impegno profuso dal Giappone ad aprire e proporre la propria cultura al resto del mondo abbastanza almeno da creare una versione internazionale dello Shougi proprio come si è visto nelle immagini del post precedente. Al novembre 2017, in Europa esistono circa 1200 giocatori attivi. Da una ventina d’anni circa, in Italia esiste un’associazione per lo Shougi AIS che si è assunta il compito di promuovere il gioco e di farlo conoscere a quanti più possibile e a organizzare tornei. Ogni tanto in questo genere di tornei europei vengono invitati professionisti dal Giappone non solo per scopi promozionali ma anche per aumentarne il livello competitivo e fornire la possibilità di poter sfidare un giocatore di alto livello. Ovviamente con l’avvento di internet, conoscendo il gioco, la distanza non è più un problema. Attraverso il sito Shougi Club 24 gestito direttamente dalla Japan Shougi Association è possibile giocare a Shougi con il browser o attraverso un client Java sul server 81Dojo. Benché la JSA sia stata fondata nel 1924 e che in Giappone esistano molti tornei strutturati su più livelli, il primo (e tutt’ora unico) professionista di Shougi non giapponese è dal 1 aprile 2017 la giocatrice di origine polacca Karolina Styczyńska, la prima dilettante non giapponese a sconfiggere una professionista (nel 2011) e a ottenere la norma necessaria (75% di vittorie in un torneo).
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