L’angolo di Aizawa: partite ad handicap.
Introduzione
Il gioco con handicap è una pratica molto diffusa, soprattutto in Giappone e negli USA, ed è considerato il modo migliore per apprendere lo Shogi. Questa particolare pratica risulta molto efficace in un gioco come lo Shougi, dove le strategie sono parecchio difficili da comprendere per un giocatore novizio, perché “alleggerisce” la complessità del gioco e permette di conoscere e apprendere le strategie di base necessarie per affrontare una partita. La stessa Shoureikai, la scuola di preparazione al professionismo, segue questa pratica nelle partite ufficiali e spesso viene utilizzata in alcuni eventi che vedono protagonisti giocatori professionisti o addirittura lo stesso Meijin (il miglior giocatore del Giappone).
Le regole base
Quando viene stabilito un handicap, il giocatore più forte rimuove dalla scacchiera dei pezzi ben determinati che vengono ritirati dalla partita (non entrano quindi a far parte della riserva di pezzi dell’avversario). Il giocatore con l’Handicap sarà il Bianco, il giocatore con tutti i pezzi il Nero; il Bianco muove sempre per primo nelle partite con handicap, perché il ritiro dei pezzi di handicap viene considerato come la prima mossa del Nero.
In caso, assai raro, di jishogi (Re all’interno del campo avversario), arrivato il momento del conteggio dei punti il Bianco ottiene anche il credito per i pezzi rimossi all’inizio; in alcuni eventi si decide che, in caso di sennichite (ripetizione di mosse) o nel caso in cui il conteggio del jishogi sia pari, la vittoria vada al bianco, ma rimane comunque una scelta poco frequente.
Il fatto che i pezzi in più del Nero siano inizialmente nella loro posizione standard e non in quella “ideale” (a sfruttare carenze posizionali o difensive), rende l’handicap non così ampio come potrebbe sembrare: l’obiettivo del bianco sono proprio questi pezzi in più. Alcuni giocatori ritengono che per rendere più valido l’handicap, questi pezzi extra dovrebbero trovarsi nella riserva di pezzi del nero piuttosto che nella scacchiera: questo renderebbe molto più difficile il compito del bianco ma rimane comunque una scelta non praticata. Inoltre, è importante capire che al Bianco basta solo recuperare metà dell’handicap per arrivare al pareggio di materiale, perché poi può reimpiegare il materiale catturato; per queste ragioni anche i giocatori non professionisti più bravi necessitano di handicap maggiori per poter competere con un professionista, sempre che questi stia davvero facendo del suo meglio per vincere e non si limiti a una partita d’insegnamento.
Tipi di Handicap
Si trovano tanti tipi di Handicap, vediamone alcuni:
- Handicap di 6 pezzi – Il Bianco toglie la Torre, l’Alfiere, entrambe le Lance ed entrambi i Cavalli.
- Handicap di 5 pezzi – Il Bianco toglie la Torre, l’Alfiere, entrambe le Lance ed un Cavallo.
- Handicap di 4 pezzi – Il Bianco toglie la Torre, l’Alfiere ed entrambe le Lance.
- Handicap di 2 pezzi – Il Bianco toglie la Torre e l’Alfiere.
- Handicap di Torre e Lancia – Il Bianco toglie la Torre e la sua Lancia di sinistra.
- Handicap di Torre – Il Bianco toglie la Torre.
- Handicap di Alfiere – Il Bianco toglie l’Alfiere.
- Handicap di Lancia – Il Bianco toglie la sua Lancia di sinistra.
Di questi handicap, quello a 6 pezzi è generalmente usato per insegnare ai principianti, il più giocato di tutti è sicuramente quello a 2 pezzi e anche quello di Torre e quello di Alfiere sono scelte alquanto frequenti. Gli handicap più “pesanti” (4, 5 e 6 pezzi) sono spesso utilizzati nelle partite tra professionisti e dilettanti dove handicap di questo tipo sono l’unica soluzione per rendere la partita davvero competitiva.
Considerazioni finali
Da scacchista, il gioco con handicap è l’argomento che più mi ha colpito: è davvero un ottimo metodo per apprendere il gioco e per questo motivo l’ho utilizzato per insegnare ai novellini (seppur raramente, soprattutto per poterli mettere in condizione di poter vincere). Usarlo però nelle partite ufficiali lo ritengo un controsenso, contrario allo spirito del gioco. Uno degli aspetti che più mi ha affascinato degli Scacchi, valido anche per lo Shougi, è che ci si siede di fronte all’avversario, si parte alla pari e ognuno lotta con le proprie forze; vince il più forte, certo, ma non sempre… ed è questo il bello! L’handicap toglie fascino alla sfida e offre una scusa, sia al più forte che al più debole. E detto questo, vi saluto! Alla prossima.
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